Lo Smart Working, o Lavoro Agile, previsto dalla Legge n. 81/2017, a causa della diffusione del Coronavirus, ha visto un forte incremento in questi giorni. Aziende, dipendenti, professionisti ed istituzioni ne parlano con convinzione e lo utilizzano anche per soddisfare le esigenze atte a contrastare la diffusione del virus. Lo Smart Working non è solo una moda, è un cambiamento che risponde alle esigenze delle persone, delle organizzazioni e della società nel suo complesso, e come tale è un fenomeno inarrestabile. Lo Smart Working è un modo particolare di lavorare, concordato tra le parti, e può essere organizzato per fasi, cicli e obiettivi, caratterizzato dall'assenza di una postazione fissa in azienda, poiché il lavoro viene svolto normalmente in altra sede (spesso presso l'abitazione del dipendente o dove questo lo ritenga più oportuno). Inoltre lo Smart Working, o Lavoro Agile, non ha vincoli d'orario di lavoro, a parte quello di rispettare la durata massima dell'orario di lavoro giornaliero e settimanale, e utilizza strumenti tecnologici per l'esecuzione delle incombenze del dipendente come laptop, tablet e smartphone. L' accordo di lavoro tra azienda e dipendente è un accordo individuale che può essere a tempo determinato o indeterminato, ed è generalmente caratterizzato da alcuni fondamentali punti. Per esempio identifica il tempo di riposo del dipendente e gli strumenti per garantire la disconnessione del dipendente, regola l'esercizio del potere di controllo del datore di lavoro, può identificare comportamenti soggetti a procedure disciplinari (ecco alcuni esempi). Il datore di lavoro deve garantire la salute e la sicurezza del dipendente e con riferimento ai suddetti strumenti tecnologici, per l'esecuzione del lavoro concesso al dipendente su Smart Working, il datore di lavoro deve fornire una politica specifica che informi il dipendente sull'utilizzo e sui controlli, in conformità con il GDPR e l'art. 4, legge n. 300/1970. Lo scopo del lavoro intelligente è aumentare la competitività e facilitare l'equilibrio tra lavoro e vita privata del dipendente. Tuttavia, nella gestione di questa delicata situazione causata dal Coronavirus lo Smart Working rappresenta anche uno degli strumenti più efficaci a contrastare la diffusione del virus, essendo in grado di limitare o almeno ridurre i movimenti dei dipendenti e la convivenza con altre persone come succede negli ambienti di lavoro in azienda. Il governo è intervenuto rapidamente e concisamente approvando il decreto del primo ministro del 25 febbraio 2020 (GU serie generale n. 47), che mira a facilitare l'uso dello Smart Working da parte dei datori di lavoro con sede in Lombardia, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Piemonte, Liguria e Veneto, che hanno diritto ad attivare immediatamente lo Smart Working, anche in assenza di un accordo individuale con il dipendente e possono fornire la comunicazione scritta che identifichi elettronicamente i rischi generali e specifici relativi allo svolgimento del lavoro al di fuori dei locali dell'azienda, anche utilizzando la documentazione resa disponibile sul sito web dell'INAIL. Ma quali sono i rischi per le aziende, soprattutto per le PMI? Tutti gli addetti ai lavori sono convinti che, terminata l’emergenza, il numero dei lavoratori agili si attesterà su una cifra ben più alta di quella censita nell’ultimo autunno. Ma dopo settimane di distanza dai colleghi e con tutte le difficoltà del lavoro da casa in un momento in cui sono chiuse le scuole e non sono possibili gli spostamenti, è probabile che molti vorranno tornare alla concretezza dei rapporti umani, della pausa caffè, della riunione organizzata al volo, relegando il lavoro agile in un momento drammatico della propria esperienza. A parte questi aspetti sociali e le problematiche che lo Smart Working può produrre a livello personale ci sono anche questioni relative alla sicurezza delle aziende che questo modus può favorire proprio a causa di come i dipendenti gestiscono i loro device o come l'azienda si sia protetta in tal senso. "Gli attacchi di phishing, per esempio, continuano a rappresentare una delle maggiori preoccupazioni per le piccole e medie imprese (PMI). L’83% delle aziende afferma di essere stata vittima di un attacco di phishing nel corso dell’ultimo anno. Il dato non dovrebbe sorprendere troppo se consideriamo che questi attacchi sono semplici da eseguire e particolarmente redditizi per chi li effettua. Ma ci sono buone notizie per le aziende: con un minimo di formazione sul phishing e una difesa a strati, è possibile proteggere l'intera organizzazione dagli attacchi."* *Continua la lettura: "Come proteggere la tua azienda dagli attacchi di Phishing". Softcomt ti aiuta ad organizzare lo Smart Working! Crea uno spazio di lavoro più moderno e sicuro Contattaci ora 0422 431640 oppure scrivici: Letture correlate:
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